Nonostante manchi ancora un mese all’inizio del Carnevale ed abbiamo appena finito di conservare gli addobbi di Natale e soprattutto abbiamo da poco terminato di mangiare gli ultimi avanzi delle sue prelibatezze, ecco che siamo già proiettate a progettare nuovi bagordi culinari.
La “colpa” è di tutte quelle amanti della cucina come me che stanno già pensando a mettersi di nuovo il grembiule ed a preparare i dolci tipici di questa festa mobile, che fa della frittura un suo momento irrinunciabile e delle castagnole uno dei suoi simboli più riconosciuti.
Prima però, forse per giustificarci di voler subito passare dal dolce natalizio a quello carnevalesco, stiamo attente a scoprire quando effettivamente inizia il Carnevale, che, come ogni anno, non ha una data fissa.
Questa festa, infatti, non si celebra, come le altre sul calendario, in un lasso di tempo invariabile ma si collega, come sappiamo, alla data della Domenica di Pasqua, che a sua volta cambia ogni anno, in quanto viene calcolata in funzione del giorno del primo plenilunio dopo l’equinozio di primavera.
Per questo motivo, secondo i principi della chiesa cattolica, il periodo di Carnevale inizia nella Domenica di Settuagesima, ossia circa settanta giorni prima di quella di Pasqua e corrisponde a quel periodo in cui, già dall’antichità, la popolazione si concede stravizi ed abbuffate, prima di intraprendere il periodo di astinenza della Quaresima, dove una volta era tassativamente vietata l’assunzione delle carni nei giorni feriali.
Da molti anni, però, questo intervallo di tempo del Carnevale lo abbiamo notevolmente allungato e questa usanza la rendiamo ogni volta manifesta quando iniziamo a vedere quelle stesse pasticcerie che fino a qualche giorno addietro vendevano pandori e panettoni, ora invece espongono tutte le tipologie possibili ed immaginabili di frittelle, frappe e, chiaramente, di castagnole.
Questo capita perché, già un po’ di tempo ed a prescindere da quando comincia realmente il periodo di Carnevale, si è radicata l’abitudine di iniziare a preparare i suoi dolci il 17 gennaio, giorno in cui si festeggia Sant’Antonio Abate perché, come ti spiegherò poi, soprattutto le castagnole sono strettamente collegate a questo Santo.

Origine, tipologie e curiosità sulle castagnole di carnevale
Queste meravigliose piccole palline di pasta fritta sono, insieme a frappe e frittelle, uno dei dolci simbolo del Carnevale italiano e fanno parte, per lo più, della tradizione culinaria delle regioni del Centro Nord, anche se ne esiste una versione anche in Campania: ognuna ne realizza una propria variante e se ne contendono la paternità regioni come la Romagna, il Veneto ed il Lazio.
Le castagnole sono forse l’unico dolce di questo periodo che, a differenza per esempio delle frappe che ogni regione italiana chiama in maniera diversa, vengono denominate dappertutto castagnole.
Le origini di questo dolcetto sembrano risalire all’epoca medievale, quando la frittura rappresentava il modo più pratico e gustoso di utilizzare gli ingredienti fino alla fine della loro vita, ossia prima che diventassero non più adatti al consumo delle persone.
Le prime tracce scritte delle castagnole, il cui nome prende spunto dalla loro forma così simile alle castagne, compaiono in alcuni scritti della fine del Seicento: si parla di un dolce simile alle castagnole dapprima in alcune ricette di un certo Nascia, cuoco della Casa dei Farnese, e poi in quelle di un certo Latini, cuoco della casa reale dei D’Angiò.
In un manoscritto del Settecento, nell’archivio di stato di Viterbo, vengono poi ritrovate ben quattro ricette di castagnole, i cosiddetti struffoli alla romana, di cui una addirittura cucinata al forno, per cui soprattutto il Lazio più di ogni altro territorio ne ha preteso la paternità.
Come ho accennato prima, ogni regione italiana possiede delle castagnole una propria versione che si differenzia dalle altre per alcuni piccoli accorgimenti e delle aggiunte minime, che sono tipiche del proprio territorio mentre gli ingredienti base risultano essere ovunque gli stessi: farina, lievito, zucchero, uova e burro.
A questi poi ne vengono aggiunti altri, come scorze di agrumi, vaniglia e varie tipologie di liquori, a seconda di dove vengono preparate: da noi nel Lazio le impastiamo aggiungendoci la Sambuca, in Emilia le aromatizzano con l’Alchermes mentre in Veneto le preparano più soffici e lievitate.
Oltre alla versione classica e croccante, di castagnole vengono realizzate, già da qualche anno, tante tipologie differenti, soprattutto per soddisfare le esigenze di un mercato sempre più volubile; in alcune preparazioni il burro può essere sostituito dalla ricotta, dalla panna o dal mascarpone in modo da creare una versione più morbida e farcita, il cui impasto viene lavorato con il cucchiaio.
Ecco che allora sono nate le castagnole al cioccolato, quelle ripiene di crema pasticciera o di nocciola e quelle con l’uvetta o la frutta secca.
Inoltre nelle pasticcerie, oltre a quelle fritte ed al forno, si vende anche una versione senza glutine per gli intolleranti e puoi trovare pure delle castagnole in versione salata, preparate con farina, burro, uova, sale, vino bianco, parmigiano e lievito e perfette da mangiare come antipasto, abbinandole magari ad un tagliere di formaggi e salumi.
Nelle abitazioni l’ultima moda è invece quella di cucinarle con la friggitrice ad aria.
Se, quando le cucini a casa, ti dovessero avanzare, qualunque versione dovessi preparare e dopo che sono diventate fredde, puoi conservarle a temperatura ambiente in un contenitore a chiusura ermetica; nel momento in cui invece le tue castagnole le vorrai riscaldare, per evitare che perdano la loro croccantezza, basterà che tu le disponga su di un piatto in un forno con lo sportello socchiuso, dopo averlo portato a 120° e poi spento una volta caldo.
Infine una curiosità sulle castagnole che, oltre ad essere una prelibatezza culinaria, hanno assunto nel corso dei secoli anche un significato simbolico legato alle tradizioni popolari: per la loro somiglianza con le castagne, frutti autunnali legati alla terra ed ai suoi cicli naturali, sono state concepite come un simbolo di nutrimento e sostentamento.
Inoltre sono state intese come una sorta di esorcismo contro il male e vengono collegate a dei rituali di purificazione e, per questo, connesse alle piaghe di Sant’Antonio Abate nella sua lotta contro il demonio: questo modo simbolico di vedere le castagnole è tipico di tutte quelle zone in cui le tradizioni contadine erano e sono molto radicate, così come lo era e lo è ancora il legame con il Santo.
Aree di alcune regioni come Veneto, Friuli, Abruzzo, Sardegna e Lombardia dove questo Santo viene considerato il protettore degli animali, del bestiame e dei campi ed è particolarmente celebrato e venerato.
La loro forma “cicciotta” e rotonda li rende poi sinonimi di abbondanza, prosperità, di buon augurio e di un futuro pieno di sole; inoltre, visto che sono dei dolci tipici del Carnevale, le castagnole vengono vissute anche come simboli di festa, allegria e convivialità: sono un modo per rafforzare il legame affettivo e sociale con le persone che fanno parte della nostra vita.