Pasqua in Tuscia tra borghi e piatti della tradizione

Pubblicazione: 02/04/2023

Trascorrere la Pasqua in Tuscia tra borghi magici da visitare e piatti della tradizione da assaggiare è un’esperienza meravigliosa da provare almeno una volta nella vita ma anche più di una.

Soprattutto quest’anno che viene festeggiata quasi a metà aprile quando il clima è l’ideale per viaggiare e trascorrere le giornate all’aria aperta. Del resto si sa, la Pasqua è come il Carnevale è una festività mobile, che non ha una data certa, che cade la domenica successiva alla prima luna piena dopo l’equinozio di primavera e quest’anno la luna vuole che si celebri il 9 aprile, quindi sarà una Pasqua “media”, visto che cade tra il 3 ed il 13 aprile.

La Pasqua viene considerata da sempre come la solennità più importante per il mondo cattolico in generale e ancor di più nelle nostre zone, dove i Papi hanno soggiornato lungamente. Oltre ad avere una sua profonda valenza religiosa, visto che rappresenta il momento in cui Gesù sconfigge la Morte e diviene Redentore, quindi il Salvatore dell’umanità, liberandola dal Peccato originale di Adamo ed Eva, viene considerata anche la festa della primavera e del risveglio della natura, per cui rappresenta un’occasione perfetta, per andare in giro a visitare i luoghi conosciuti e non. 

Per questo organizzare una vacanza di Pasqua in Tuscia significa poter conoscere luoghi che non fanno parte dei soliti itinerari turistici ed anche assistere alle tradizioni religiose tipiche del territorio che solitamente hanno radici molto lontane.

Ad Orte, per esempio, il Venerdì Santo si celebra quella che viene considerata la processione più antica d’Italia. Fin dagli inizi del 1200 si svolge la Processione del Cristo Morto con la rappresentazione dei momenti successivi alla morte di Gesù e l’accompagnamento alla sepoltura: nel silenzio totale si sente soltanto il frastuono delle catene con cui i membri delle 7 Confraternite si muovono nelle varie strade del paese sotto il peso delle croci, accompagnati dai canti delle lodi di un gruppo di donne vestite a lutto, le cosiddette Marie nerovestite, e dalle torce dei cirenei ad illuminare le vie buie.

Anche in altri paesi limitrofi, come Monte Romano, Canino o Bassano Romano viene messa in scena fedelmente la rievocazione storica del calvario, in tutte le sue componenti e in un’atmosfera densa di pathos. Pure nella mia Tarquinia si osservano le tradizioni tipiche della settimana Santa: si comincia il Giovedì Santo con il giro delle chiese, da visitare in numero dispari, e la celebrazione messa in Coena Domini, in ricordo dell’Ultima Cena. Il venerdì invece è la volta della processione che trasporta la statua del Cristo Morto, al cui seguito si accompagnano una banda che suona musiche luttuose, dei bambini vestiti da angeli, che portano gli attrezzi che sono serviti per la flagellazione e la morte di Cristo, ed un corteo di donne vestite a lutto. Il momento clou si consuma però il pomeriggio di Pasqua quando viene celebrato il Cristo Risorto e la città viene invasa dai turisti.  

Ma nella Tuscia ci sono anche innumerevoli borghi con una storia alle spalle affascinante e millenaria che vale la pena visitare: innanzitutto la mia Tarquinia, che viene considerata la città etrusca per eccellenza, dove vi consiglio di visitare Palazzo Vitelleschi, ora sede del Museo nazionale etrusco con un incredibile quantità di reperti archeologici, ritrovati nei dintorni e risalenti a epoche antiche, ed anche le chiese di Santa Maria di Castello e di San Giacomo.

Il borgo medievale più importante della zona rimane però Viterbo, sede pontificia per 20 anni, e per questo chiamata la Città dei Papi: ha il centro storico più esteso di tutta Europa e fare una passeggiata nel suo interno significa realizzare un viaggio indietro nel tempo, ammirando i suoi edifici edificati con il “peperino”, una pregiata pietra grigia locale. Assolutamente da visitare sono ancora il Palazzo dei Papi, monumento simbolo della città e massima espressione dell’architettura gotica, la Cattedrale di San Lorenzo, il Palazzo dei Priori e la chiesa ed il monastero di Santa Rosa. Ma per un vero tuffo nel passato bisogna camminare nel quartiere storico di San Pellegrino perché, con le sue costruzioni perfettamente conservate, è rimasto identico al Medioevo. 

Per avere indicazioni utili sugli altri borghi medievali della zona, puoi visitare il blog di Tusciando 

 

foto di Lante Bagnaia
Villa Lante Bagnaia di Tusciando

Le ricette tipiche della Pasqua in Tuscia

La Pasqua, come si sa, però non è solo una festa religiosa ma è strettamente connessa anche alla tavola ed pure noi in Tuscia la festeggiamo con tutti gli onori e con i nostri meravigliosi prodotti tipici.

La cucina della Tuscia è stata sempre una cucina povera, dedita alla pastorizia e alle coltivazioni ortofrutticole. Uno dei piatti che non può mancare è l’agnello, preparato al forno oppure le cotolette impanate e fritte, accompagnate dai meravigliosi carciofi che vengono coltivati nel territorio e sai come li cuciniamo? dopo il digiuno della Quaresima  e durante una colazione abbondante. La nostra colazione a Pasqua era ed è rimasta un po’ diversa da quella che si può immaginare e, come dirò dopo, per molto tempo è stata più importante del pranzo.

Nel pranzo agnello, simbolo di purezza e di aziende, formaggio, carciofi e uova sono la base intorno a cui ruotano gli altri piatti. Anche le lasagne non possono mancare ma anticamente non venivano preparate con la besciamella e la mozzarella, si utilizzava la caciottina fresca e si farcivano con le uova sode tritate. Poi è tradizione cucinare l’agnello al forno o anche le cotolette d’agnello: ricordo quando mia nonna friggeva carciofi e cotolette e io cercavo di rubarne una. In quest’olio, per la gioia di noi bambini, veniva fritto anche il pane e se avevamo fortuna il pane aveva dentro la caciottina, tipo pane in carrozza. Infine si preparavano i carciofi alla giudia, che poi da noi si cucinano in tegame, ma continuiamo a chiamarli così, anche se non seguiamo la ricetta originale.

Coratella di agnello con la cipolla

La coratella è composta da tutte le interiora dell’agnello, sarebbe il suo quinto quarto. Questo piatto faceva parte della “colazione” di Pasqua che a Tarquinia non era solo caffè e cappuccino ma era quasi più ricca del pranzo. Ora la colazione è sempre abbondante ma non viene più cucinata la coratella mentre ne fanno ancora parte i salumi, le uova sode, la pizza di Pasqua a cui si sono aggiunte anche le colombe e le uova di Pasqua al cioccolato; poi chi vuole può bere un bel caffè. 

Lasagne della Tuscia

Le lasagne un tempo si preparavano soltanto per le feste, veniva cucinato il sugo con le rigaglie e, per chi poteva permetterselo, con la carne, non veniva utilizzata la mozzarella e ci si grattugiava la caciottina fresca, inoltre si mettevano anche le uova sode, magari utilizzando, se non erano terminate, quelle che avanzavano dalla colazione. Ora le lasagne sono più ricche, con la besciamella, la mozzarella e il parmigiano, ma anche con un ragù misto.

Carciofi fritti

Un altra preparazione che si gusta ancora oggi a Pasqua sono i carciofi fritti; il carciofo è un prodotto tipico del nostro territorio e non può mai mancare, soprattutto la varietà romanesca. Oltre ad essere fritti, si possono cucinare anche in tegame e vengono chiamati alla Giudia. Per prepararli in questo modo si scelgono di solito i carciofi più grandi, per farli fritti vanno bene anche i carciofi più piccoli. Sono il contorno perfetto delle costolette di agnello panate e fritte ma possono essere mangiate anche come antipasto.

L’Agnello

L’agnello non può mai mancare e una volta si preparava arrosto con le patate, così da avere anche il contorno oppure con le costolette, che venivano fritte insieme alle animelle ed ai carciofi.

La Pizza di Pasqua

La pizza di Pasqua fa parte dei pani rituali della Tuscia, è un dolce non dolce e c’è la gara, che coinvolge famiglie e amici, a chi prepara la pizza migliore. In un comune vicino, Bagnaia, tutti gli anni si tiene addirittura un concorso. Viene preparata alta e deve profumare di cannella, arancio e limone; la mattina di Pasqua è usanza accompagnarla con il capocollo, la lonza, il salame, il prosciutto e le uova sode decorate dai bambini. Ogni città ha la sua maniera di prepararla, chi la fa più chiara, chi più scura, chi mette sopra la fiocca, albume montato a neve, e chi invece la lucida con l’uovo sbattuto prima di infornarla. Negli ultimi anni si prepara anche quella con il formaggio ma è una tradizione che abbiamo importato dall’Umbria e dalle Marche. 

Le uova sode 

Le uova sode sono sicuramente il rituale per eccellenza di Pasqua, non solo per mangiarle ma soprattutto per decorarle. Si lessano la sera prima o la mattina presto, e poi ad ogni bambino viene dato un solo uovo che viene dipinto con i colori a pastello oppure  con i colori naturali messi nell’acqua di bollitura. Vinceva la gara chi faceva la migliore decorazione.

Villa Lante di Bagnaia – photo del blog Tusciando

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