Che vino abbinare alla crostata di farro con fichi
vino che ti voglio consigliare per questa mia frolla di farro e fichi è un passito di Viognier 2018 della cantina Etruscaia.
E’ un vino che si ottiene dalla lavorazione di Malvasia e Viognier, le cui uve vengono raccolte a mano tra inizio e metà settembre e fatte appassire per circa un mese su dei graticci; segue poi un periodo di affinamento che, per i primi sei mesi, viene effettuato in botti di acciaio mentre gli altri sei sono fatti in bottiglia.
Dal colore dorato intenso con dei riflessi ambrati, è un passito da servire a 12°C, di grande struttura ed al contempo di facile beva, che si contraddistingue al naso per degli aromi di miele e cannella mentre al palato si percepiscono delle note di fichi secchi e noci ed un finale lungo e affascinante, diventando per questo l’ideale per crostate e tozzetti.
Farina di farro: proprietà e caratteristiche
La farina di farro è un cereale molto antico, le sue prime tracce di coltivazione risalgono a oltre 10.000 anni fa in una zona considerata la culla dell’agricoltura, la regione della Mezzaluna Fertile, una vasta area che oggi comprende gli Stati di Iran, Iraq, Siria e Palestina.
Con il nome comune di farro si vogliono indicare le 3 specie del genere “Triticum” e una di queste varietà, il farro piccolo o monococco, è considerata la più antica tipologia di frumento mai esistita, il padre di tutti i frumenti in quanto veniva coltivata dall’uomo già in età neolitica.
A questa specie si aggiunsero poi il farro medio o dicocco e quello grande o spelta.
Tracce di farro si trovano anche nelle tombe degli antichi Egizi e sia i greci che i romani ne fecero uno dei loro alimenti principali, visto che poteva essere coltivato in terreni poco fertili ed era pure molto resistente alle basse temperature.
Gli stessi Etruschi, che vivevano nelle fertili pianure dell’Etruria, erano indissolubilmente legati al farro, lo consideravano quasi un simbolo della loro civiltà: faceva parte della loro dieta quotidiana, e realizzavano, con questo cereale, dei piatti semplici, perfetti per nutrire una popolazione prevalentemente agricola.
Lo utilizzavano in purezza per le zuppe oppure usufruivano della sua farina per preparare il pane oppure il Puls, una sorta di polenta, che si otteneva macinando il farro e cuocendolo in acqua. Continuò ad essere un cereale molto usato nei secoli successivi almeno fino al Medioevo, quando iniziò ad essere soppiantato dal grano e divenne pian piano un alimento di nicchia.
Solo negli ultimi decenni ha avuto una sorta di rinascita, grazie al nostro crescente interesse che si è creato verso i prodotti biologici e grazie alla riscoperta delle coltivazioni antiche: il resto lo hanno fatto quel suo sapore nocciolato e le sue tante proprietà nutrizionali.
Senza addentrarci in tante spiegazioni scientifiche, sono molteplici, infatti, i benefici che possiamo ricevere, portando più spesso, sulle nostre tavole, piatti che contengono questo prezioso alimento: possiede glutine, contiene una buona quantità di acidi grassi omega-3, che sono benefici per la salute del cuore ed ha un indice glicemico più basso rispetto alla farina 00, il che significa che i suoi carboidrati vengono assorbiti lentamente, aiutando a mantenere stabili i livelli di zucchero nel sangue. Inoltre è un cereale povero di grassi, ha proprietà depurative ed ha un potere saziante; è molto digeribile, è ricco di proteine, vitamine e di minerali come potassio, rame, fosforo, ferro, calcio e sodio. Infine ha anche proprietà antiossidanti ed antitumorali e regola la pressione ed i livelli di colesterolo.
Ed è per tutti questi motivi che in cucina, oltre che a realizzare dei succulenti dolci, lo si usa in purezza per insalate, risotti e zuppe o si utilizza la sua farina, alternandola spesso al grano, per preparare pasta, crepes o pane: il risultato finale è certamente più rustico ma è anche più salutare e saporito.